Durante lo scorso mese di febbraio si è svolto il consueto convegno nazionale organizzato dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, a Milano. I dati emersi sono rassicuranti riguardo il consumo di prodotti biologici e biodinamici, la cui crescita è in evidente contrasto con la crisi.
L’agricoltura biodinamica nasce nel lontano 1927 come risposta decisa alle colture intensive tipiche dell’industria agroalimentare, per la quale l’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici era all’ordine del giorno. L’agricoltura biodinamica, invece, ha proposto fin dalla sua nascita l’abolizione degli antiparassitari e dei prodotti chimici, modificando anche la gestione dell’azienda: il focus è sul rispetto dei cicli della natura e del terreno, sullo sviluppo organico dei prodotti, dove organico è sinonimo di “assolutamente naturale”.
Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, parla anche dell’importanza della rotazione delle colture: “le monoculture – affema Triarico – possono danneggiare il terreno impoverendolo, anche se sono gestite in modo semplicemente biologico. La biodinamica applica invece la rotazione delle colture, in modo che le piante e le radici possano aiutarsi a vicenda”.
Per fare un esempio lampante dell’importanza di questo concetto, basti pensare che “le cipolle piantate vicino alle carote, aiutano ad allontanare una mosca che danneggia entrambe”. Oppure, ancora, “i pomodori vicino al sedano aiutano quest’ultimo a crescere in maniera migliore e più vigorosa”.
Tutto questo fa in modo che i terreni di coltura biodinamica siano più sani e vitali: non ci sono funghi che li infestano, gli insetti sono meno presenti e di conseguenza si riduce anche l’utilizzo di pesticidi. Con questi presupposti, anche la qualità del cibo è ad un livello maggiore, a tutto vantaggio per la salute.
In Italia gli enti certificatori della produzione biologica sono Demeter e Agribiodinamica.
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